AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

USB Porto di Trieste: GST pensa di potersene fregare di istituzioni e leggi ma sbaglia di grosso

Trieste -

Gruppo Servizi Trieste (GST), azienda operante nel Porto di Trieste con autorizzazione a svolgere operazioni portuali in base all’art. 16 della Legge 84/94, è probabilmente in questo momento l’azienda più problematica per quanto riguarda le condizioni di lavoro, e non solo.


Le misure di sicurezza, in particolare quelle riguardante il lavoro sui traghetti, sono un optional, tanto che i dipendenti non hanno mai ricevuto il Protocollo Operativo. Pare addirittura che l’azienda ritenga che il Codice della Strada non valga in porto, tanto da considerare legittimo e legale far viaggiare persone nel bagagliaio delle automobili. I dipendenti – molti dei quali non hanno mai ricevuto copia del contratto di assunzione - vengono qualificati come “portuali a ore”, neanche fossero escort! Il CCNL viene applicato sulla carta, mentre i dipendenti lavorano “a giornata”, con i turni di lavoro comunicati di giorno in giorno, senza mansionario.


Il tutto nel silenzio di quello che l’azienda definisce “sindacato di riferimento” e “che ha fatto molto per l’azienda”. Non possiamo che credergli, visto che è il sindacato che ha proposto che i lavoratori si esprimessero in un referendum se permettere all’azienda di continuare a fare le buste paga “casalinghe”, in cui non venivano riportate le ore notturne lavorate e le varie maggiorazioni previste,  ma finiva tutto in un indefinito calderone di “premio produzione”, o passare a buste paga regolari.

Ma l’azienda deve essere veramente affezionata al suo “sindacato di riferimento”, perché se un dipendente ha la malaugurata idea di iscriversi a un altro sindacato i dirigenti aziendali si preoccupano immediatamente di invitarlo “caldamente” a ritornare all’ovile. Fino ad arrivare al non rinnovo del contatto a tempo determinato a un dipendente – che in precedenza era stato ufficialmente dichiarato “indispensabile all’azienda”! - iscrittosi a un sindacato diverso da quello “di riferimento”, perché non è bene “non pensarla come noi (loro)”.


L’azienda è evidentemente convinta di poter fare quello che le pare, con qualche dirigente, forse montatosi la testa per l’omonimia con un ex ministro della Repubblica, che forse crede di poter trattare i lavoratori come schiavi di piantagione.

Imponendo doppi turni “obbligatori volontari”, non tenendo conto delle limitazioni per patologie nell’assegnazione degli incarichi, inventandosi “nuovi contratti” con riduzioni di stipendio e cambiamento di orario, continuando ad utilizzare i lavoratori “a chiamata”, mettendo i lavoratori in ferie a suo piacimento e senza avvisarli, etc… Come continua ad operare con modalità diverse rispetto a quelle per cui ha ottenuto l’autorizzazione, mischiando lavoratori di aziende diverse, ma riconducibili alla stessa proprietà, nel lavoro sugli appalti ottenuti da una delle stesse.

Evidentemente anche la firma di un verbale d’incontro in Autorità Portuale, in cui si impegnava a regolarizzare i contratti, normalizzare i rapporti con il nostro sindacato e a procedere all’unificazione di due delle aziende che hanno l’autorizzazione ex art. 16, viene considerata carta straccia, un foglio di carta da firmare per dare un contentino alle istituzioni per poi continuare a fare come prima. Perché l’azienda continua a permettersi di rispondere alle legittime richieste di USB CLPT in merito all’applicazione del contratto e delle normative di sicurezza con delle vere e proprie prese per i fondelli o facendo finta di non capire.

Con i dirigenti dell’azienda che nei confronti dei lavoratori, in particolari di quelli iscritti al nostro sindacato, hanno atteggiamenti che hanno ormai raggiunto il limite della sopportazione e delle cui possibili conseguenze l’azienda sarà l’unica responsabile.


Però se GST ritiene di poter continuare così, si sbaglia di grosso. Perché non solo USB CLPT ricorrerà a tutti i mezzi a sua disposizione per imporre il rispetto di contratti, leggi e regolamenti, ma esistono tutte le condizioni perché a GST, e alle aziende riconducibili alla medesima proprietà, venga ritirata l’autorizzazione ad operare in porto.

Naturalmente tutelando il posto di lavoro dei dipendenti, la cui professionalità e dedizione (dimostrate da ultimo nello scarico della supernave attraccata al terminal GMT) merita sicuramente un trattamento umano e contrattuale molto migliore.



Per USB LP Trieste - CLPT