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ALITALIA: USB, ABBANDONO ROTTE NAZIONALI E CHIUSURA BASI NEGLI AEROPORTI È UN PROBLEMA DI TUTTO IL TRASPORTO AEREO

Basta far west, urgono politiche complessive di settore

Roma -

L'abbandono da parte di Alitalia delle rotte nazionali cosiddette “point to point” (quei voli che non transitano per gli aeroporti di Roma o di Milano) e la conseguente chiusura delle basi di servizio degli equipaggi negli aeroporti non Hub (Catania, Torino, Venezia, Pisa, etc..) non può essere certo considerata una sorpresa, dato che è uno degli assunti principali contenuti nel piano industriale presentato a giugno che porterà alle nozze con la compagnia emiratina Etihad, ma rappresenta un altro frutto amaro delle politiche industriali e di sistema che hanno ridotto il trasporto aereo italiano ad un far west senza regole.

 

Il paradosso ancora più grave è quello di leggere appelli, come nel caso di Torino Caselle, per appaltare le rotte a compagnie aeree come RyanAir o Volotea, entrambe caratterizzate dall'applicazione di miseri contratti stranieri ai propri dipendenti e dalla violazione di norme fiscali e contributive del nostro Paese. Tali appelli chiariscono bene quale sia l'approccio in questa situazione: l'unica preoccupazione è quella del servizio mentre nessuno si chiede chi lo fa, a quali condizioni e con quali impatti per il lavoro e l'intera società.

 

Il dato da cui si dovrebbe partire invece è quello che deriva dalla contrazione dei vettori italiani, che ha portato alla perdita di più di diecimila posti di lavoro in pochi anni (lavoratori che nessuno si è mai preso la briga di ricollocare) a causa della “messa a terra” di un numero impressionante di aerei, mentre altre compagnie volano invece con profitto. Non ci si dovrebbe certo sorprendere del disastro industriale che ha colpito tutti i vettori nazionali, dalla ex compagnia di bandiera a Meridiana passando per la low cost Wind Jet,  quando per anni si è corso a stendere tappeti rossi fatti anche di risorse pubbliche a compagnie senza scrupoli, che hanno sfruttato il nostro territorio e le sue ricchezze turistiche senza riversarci un centesimo.

 

Come è possibile che non si corra ai ripari, attraverso una politica complessiva di riforma del settore, con un sistema di regole uguali e valide per tutti gli operatori? Come è possibile che la collettività non ricollochi migliaia di piloti, assistenti di volo, tecnici, operai e impiegati disoccupati, mentre si continua a far volare passeggeri con a chi crea torme di precariato e non rispetta le regole?

 

Preso atto che nella vertenza Alitalia questi temi cruciali non sono stati affrontati, l’USB rilancerà la vertenza nazionale sullo stato drammatico in cui versa il Trasporto Aereo.