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Argomento:

Il 10 maggio sciopero generale del Pubblico Impiego per il rinnovo dei contratti

Roma -

Mentre in Germania sono stati riconosciuti aumenti medi dell’8% pari a 240,00 euro mensili, in Italia l’ultimo rinnovo dei contratti ha portato ai dipendenti pubblici aumenti medi del 3,48% pari a 85 euro lordi medi, appena il recupero del 40% dell’inflazione.

 

Dopo ben 9 anni di blocco!

 

Inoltre, non si è voluto affrontare il tema dell’inquadramento professionale e con esso il problema del mansionismo, ormai diffuso e atavico in moltissime amministrazioni.

 

USB PI si è opposta con forza a questi contratti e non ha sottoscritto quello delle Funzioni Centrali.

 

A 4 mesi dalla scadenza del “nuovo” contratto, ci ritroviamo con uno stanziamento ridicolo nell’ultima legge di bilancio. Ricordiamolo: 1,1 mld per il 2019, 1,425 mld per il 2020 e 1,775 mld per il 2021.

 

In sostanza a regime avremmo un aumento dell’1,95% pari a circa 45 euro medi lordi.

 

Ad oggi c’è solamente l’indennità di vacanza contrattuale: 8 euro da gennaio 2019 e 14 euro da luglio 2019! Di quale aumenti dovremmo dunque parlare?

 

Chi parla di riapertura dei contratti con queste risorse parla di niente o, peggio, prende in giro i lavoratori ben sapendo che attualmente non ci sono le risorse minime e si andrebbe inevitabilmente verso rinnovi a perdere come sono stati quelli firmati lo scorso anno. Nel DEF non c’è niente!

 

USB pretende che siano destinate maggiori risorse per aprire la nuova tornata contrattuale e portare aumenti veri nelle tasche dei lavoratori pubblici. Non può esservi uguaglianza senza retribuzioni dignitose.